Ricardo Kishna è arrivato a Formello già da un anno, definito il “baby talento dell’Ajax” dal suo agente e promoter d’eccellenza Raiola, con la Lazio oltre quel primo gol nella prima sfida della scorsa stagione, non ha ancora inciso. Dopo la sfida a Verona, sono ritrovata a chiedermi: ” Chi è Kishna?. Scommessa da incassare a lungo termine, o un flop confezionato ed impacchettato da chi il suo lavoro lo fa e anche bene?

 Il calcio spesso è pura interazione tra piedi e pallone, tra l’essere umano e la materia. Se dovessimo valutare questo unico dato ogettivo, allora il giovane ex Ajax andrebbe anche bene. L’unica cosa che al Bentegodi mi è saltata agli occhi, è una specie di narcisismo latente del giocatore e la poca interazione coi compagni. Qualcuno sicuramente non sarà d’accordo, ma io non credo sia una “bufala”, credo però gli manchi la metà di quello che serve per fare un campione. Se Kishna giocasse da solo, allora sarebbe un grande individualista perchè, parlandoci chiaro, il pallone al piede lo sa tenere. 

 

Quando arrivò in quel di Formello, come molti altri avranno fatto, sono andata a cercare i video su di lui. Bhè, non ho mai visto tanta discrepanza tra la realtà ed un filmato. Dopotutto il talento lo ha e allora mi chiedo cosa gli manchi davvero per diventare un giocatore fatto e finito. Questo mi ha fatto esclamare “Mah”. Dopo i video sono andata a leggere un pò di più su di lui e ho scoperto che da bambino non aveva fatto scuola calcio, ma giocava a calcio. Tra le due cose c’è una differenza sostanziale: giocare nel cortile con gli amici non ti insegna il gioco di squadra, ma l’egoismo di chi cerca sempre la soluzione personale. Ricordiamo però che dai campetti improvvisati al  finire poi all’Ajax, bhè, dimostra che qualcosa di speciale lo hai e per finire nella scuderia di Raiola, quel qualcosa lo devi avere per forza.

 

Quello che un giocatore sa fare col pallone tra i piedi è il metro di giudizio che si usa per valutarne il talento e su questo possiamo dire che Kishna è pieno di virtuosismi tutti suoi che però non si accordano ad un’orchestra in campo composta da più elementi. Potete prendermi per una che non ci capisce nulla, ma nel suo modo di giocare, preso individualmete nel narcisismo, c’è quasi una bellezza estetica non discutibile. Mi piace, ma non lo ritengo “forte”, almeno finora e  Keita e Felipe Anderson possono star tranquilli perchè non sarà lui a minacciarne la maglia da titolare almeno per adesso, scelta di farlo giocare o no che prenderà mister Inzaghi. 

 

“Kishna è allo stesso livello di Pogba”, così lo vendette Raiola la scorsa estate, ma di questo paragone azzardato certo non possiamo incolpare Ricardo, paragone che neanche merita di essere argomentato. 

 

Se allora dovessi spiegarvi perchè Kishna mi piace nonostante non sappia ancora chi sia in realtà e la perfomance flop al Bentegodi, rispondo così: mi piace perchè ha i suoi difetti, perchè non fa squadra ed ha un’inclinazione narcisista. Mi piace perchè è un’incognita, una variabile e questo lo rende ai miei occhi affascinante. Alla Lazio ancora nella fase “bruco” e toccherà ad Inzaghi falro diventare farfalla, un’ala ancora “embrionale”, un qualcosa da scolpire per quello che servirà alla rosa. 

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